venerdì 18 marzo 2011

T(h)E NEL BOSCO

“Una volta su questo tavolo ho fatto l’amore con lei”...
Subito frames iniziano a susseguirsi nella mia testa.
Immagini dense, veloci e schiaccianti..(intrecciati i loro corpi liquidi, di respiri impregnati)..
Mi viene da piangere e quella volta l’ho fatto parlandole di qualcun altro; un modo come un altro per bendarsi le le ferite.
(Lo stomaco è comunque incazzato mentre la pellicola continua a scorrere e l’aria immaginavo, ancora piena dei loro umori)...
Tutte pare.
Lei era lì, due occhi a cui aprirsi,calamite inondate di poesia, dove affondare e morire..lumini vetrosi e sconosciuti.
L’avevo vista il giorno prima e la marea saliva.
Acqua..
(anche dall’alto)ma non sono lacrime..è solo la pioggia che inizia a scendere (cazzo)..
Quel riparo rende statico il momento..osservo la tovaglia in plastica bucata e macchiata di ruggine che gocciola dai fori nella lamiera.
piove dentro..
(anche dalla tettoia)
Io seduta e lei sul tavolo appoggiata sopra di me..
(speriamo non smetta di piovere)
“Slavaja” sussurro sorridendo."Non capisce ciò che dico"?
Eppure le nostre parole mi han portata li, trascinata sui binari da Venezia al Ticino: frasi e acqua che scorrevano impetuosi fra i nostri cuori, acidopioggia e odore del suo collo.
Era già nella mia testa prima che la vedessi..
Con la ruota della sua bici stava già scalfendo in maniera indelebile l’asfalto nel mio piccolo cuore..
Mi ritorna il sapore di pelle salata, mancato per colpa di un cellulare sugli scogli croati..dove li la notte, il saccoapelo era la mia tana e l’Isola di Tito di fronte.
Lei pedalava in strada verso di me ed il mio sguardo ad immaginare la sua ombra arrivare.
Tanta la voglia di condividerci..di impararci.
Adesso eravamo li coi cuori intimoriti a spogliarsi, a sfiorarci i nasi protesi verso un bacio.
Eccolo, silenzioso e lento, umidodirespiri ed il calore dei corpi che si stempera in un abbraccio.
L’unirsi di lingue e la terra a comprimerci, ad unirci e a nutrirla..e forse quel momento fu amore.
(Quale miglior alleato alla paura?)
Paura che fa tornare i pensieri malati e avidi..che cavolo sto facendo?
Ma no dai..non può solo voler scopare una che ti stringe nella pioggia..
mi abbandono? forse un pò..
affoga nella bellezza venetabimba nel boscolombardo un pomeriggio d’ottobre..i sogni nessuno te li può rubare!
(Smette di piovere)
Ma dalla lamiera ci gocciola addosso la ruggine, come se per noi non fosse giusto smettere..
in silenzio ancora i nostri corpi
eravamo solo cuore, fiati, colore e terra.
Quel giorno non capii che l’avrei amata.
forse lo sapevo già.
Ecco appunto.

Nessun commento:

Posta un commento